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giovedì 21 marzo 2013

Commenti su Cassandra di Christa Wolf



a cura di Marina di Leo

Abbiamo deciso di provare a stilare ogni volta (prendendosene cura a turno) un riassunto degli interventi fatti negli incontri. Quello che segue, riguarda la riunione del 18 marzo, su "Cassandra". Questa volta, avendo preso la decisione "in corsa" il quadro degli interventi è sicuramente parziale ed incompleto. Tutti mi vorranno scusare delle imprecisioni commesse, del resto questo testo è modificabile ed estendibile da chi voglia chiarire il suo pensiero ed aggiungere qualche altra considerazione anche emersa nell’incontro pregresso…..

- E' chiaro che lo stile complessivo di tutto il libro è dominato dal flusso di coscienza della protagonista che parla in prima persona. Comunque ho avvertito una certa fatica nella lettura. Ho notato una relazione, voluta da parte della scrittrice, con il contesto storico e politico della situazione tedesca  vissuta in quel momento. Domanda: il personaggio di Enea non vi appare poco sviluppato ed esplicitato? Non è chiaro perché Cassandra nutra un sentimento così forte nei suoi riguardi?

- Risposta: forse la scrittrice mitizza la relazione che corre tra i due.

- La storia di Cassandra come pretesto per la Wolf di parlare della situazione di oppressione vissuta nel suo Paese.

- A proposito della veggenza di Cassandra: la sua è una capacità di penetrare nella psiche dell'altro, in un processo di negazione del proprio sé.

- Propongo di lasciare una traccia scritta di queste nostre discussioni, sarebbe un arricchimento per tutti. Condivido le osservazioni circa la "pesantezza" e difficoltà di lettura del testo, ma per me il mito contiene una grande potenza evocativa che la Wolf è riuscita a esprimere in pieno. C'è molto di Cassandra nella storia personale della scrittrice, che si rilegge attraverso Cassandra e si analizza. Per me questo è un libro che invita a pensare.

- Domanda: lo considerate un libro datato?

- Risposta: per me è "collocabile" (in un tempo e in un luogo dati. ndr)

- Per me rappresenta il percorso di crescita di una donna, dal suo esordio, quando Cassandra scopre il suo dono e desidera il potere in generale, fino alla fine e alla negazione e al sacrificio in nome del suo proclamare un no deciso alla guerra.

- Ravviso una marcata "femminilità" dall'inizio alla fine del romanzo.

- Tornerei al flusso di coscienza come chiave centrale del libro, in quanto auto analisi, quasi un bilancio della sua vita intera, alla vigilia della sua stessa morte. Cassandra ripercorre la sua vita a ritroso e traccia il suo percorso di crescita, una presa di consapevolezza del proprio essere donna, ci mostra tutti i passaggi, anche molto dolorosi,  dell'infanzia, della pubertà, e via dicendo, della caduta delle sue illusioni circa il potere del suo dono, fino al drammatico epilogo. In questo senso è come un libro-madre per le donne che vogliano interrogarsi e guardare dentro di sé. E' un libro che tocca tantissimi temi fondanti per la crescita femminile.

- Per me contiene un limite di natura letteraria: i ricordi di Cassandra affiorano in modo frammentario con sovrapposizione di tempi e luoghi. Interessante l'interpretazione di Elena come fantasma. Tutto il libro è ricchissimo di spunti di riflessione femministi.

- Segnalo un intervento di Eva Cantarella proprio a proposito della figura di Elena, mai esistita veramente.

- Questo libro è a metà tra un saggio e un'opera letteraria, un'operazione difficile da far riuscire.

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